Non ho mai digerito lo scippo dei beni dei cittadini fatto senza uno straccio di referendum. Centrale del latte, atm, aem, eccetera.
La rappresentanza sindacale. . mah !!!
Comunque BRUNO ROTA, UN EROE !!! per chi non ricorda, vi propongo anche qui il profilo storico di chi ha pagato un certo affare facendo saltare parecchia gente del passato. Per alcuni versi ci sono cose ancora a giudizio (penati/serravalle) ma rendersi conto di cosa ha rischiato questo signore semplicemente facendo il suo dovere, mi meraviglio che non gli sdia accaduto nulla in questi anni .
Per la rappresenzanza dei cittadini, considerare UTP come riferimento mi sembra un poco esagerato, non hanno moderazione e riconoscenza verso la mansione dei tranvieri in prima linea. Ci fosse stata una rappresentanza dei tranvieri missionari senza sigle e posizioni. In tranvieri non li hanno voluti
tra le balle. Il giurì dei saggi appariva piuttosto di parte.
Comunque sia, l'importante e che si faccia tutto nel bene e nel giusto, e questo presidente ha un background personale da brivido. Roba da girare con la scorta armata.
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BRUNO ROTA, UN EROE DEI GIORNI NOSTRI CHE HA PAGATO L'ONESTA' DI DENUNCIARE IL MALAFFARE.
IL PROCESSO LA SENTENZA DELLA CORTE D' APPELLO SULLA VICENDA DEL 2003. PER LUIGI COCCHIARO CONFERMATO IL GIUDIZIO DI PRIMO GRADO
«Serravalle, Rota bloccò l' estorsione» L' ex assessore condannato a 15 mesi
I giudici: il manager denunciò il tentativo di truccare una gara d' appalto I giudici Rota risulta del tutto attendibile. La sua versione dei fatti è intrinsecamente credibile Bruno Rota Mi opposi al malaffare e la mia carriera ne ha risentito. Ho lasciato Milano e mi manca molto
Aveva ragione lui. Ci sono voluti sette anni per stabilirlo, ma il 12 gennaio scorso è stata depositata la sentenza della Corte d' Appello che conferma il primo pronunciamento del tribunale e condanna a un anno e tre mesi Luigi Cocchiaro, un ex assessore della giunta provinciale guidata da Ombretta Colli, per tentata estorsione. Un' estorsione solo tentata perché, come stabilito dai giudici, l' allora direttore generale della Milano-Serravalle Bruno Rota si era opposto alla pretesa di far aggiudicare un appalto da 8 milioni di euro ad un' azienda segnalata dallo stesso Cocchiaro. Aveva ragione Rota, insomma, che aveva denunciato l' episodio e le minacce prima alla stessa Colli, poi al consiglio provinciale, poi ancora intervenendo sui giornali e tutelandosi affidando testamento e documenti ad un notaio. Aveva ragione lui, che oggi riflette: «Mi sono opposto al malaffare, ma certo la mia carriera ne ha risentito». Bruno Rota è stato direttore generale di Milano-Serravalle dal 2000 al 2003: prima di allora aveva avuto incarichi di prestigio come docente in Cattolica, manager all' Iri, all' Alfa Romeo, in Finagra e alla Sme. Le sue quotazioni erano talmente alte che nel 2002 la Fondiaria gli aveva proposto un contratto d' oro per ricoprire un ruolo di altissimo livello. Dopo lo scandalo che lui stesso aveva sollevato, Rota è sparito dal gotha dei manager privati e pubblici. Ha lasciato Milano, «anche se mi manca molto, perché è la mia città», si è ritirato verso le montagne e fa l' imprenditore immobiliare con una sua piccola azienda inventata dopo la parentesi Serravalle. La sentenza della terza sezione penale della Corte d' Apello milanese conferma gli argomenti di quella che, nel novembre 2006 in primo grado, aveva condannato Cocchiaro anche per i reati di turbativa d' asta e minacce, nel frattempo andati prescritti. L' estorsione, come si diceva, è rimasta "tentata" solo perché Rota si è opposto a quanto l' assessore gli aveva chiesto in più circostanze e ripetuto il 13 dicembre 2002. Quel colloquio, però, era stato registrato da Rota, che aveva potuto così dimostrare anche con quella registrazione ai giudici la bontà della propria versione. Un passo indietro. Rota era alla guida della Serravalle e godeva di buoni rapporti con la presidente Colli che, appunto, lo aveva convinto a rifiutare la proposta di Fondiaria e a restare in azienda, gratificandolo con un premio e un consistente aumento di stipendio. Alla fine del 2002, l' assessore Cocchiaro consegna a Rota il curriculum di una persona da inserire nella commissione di aggiudicazione dell' appalto per la manutenzione del verde in autostrada, che avrebbe favorito un' impresa «amica». La società fa capo ad Aslan Pignatelli, già pregiudicato per traffico di stupefacenti e in rapporti con famiglie malavitose di alto livello e coimputato (ha patteggiato in primo grado) con Cocchiaro. Di qui le preoccupazioni di Rota, che, dopo le minacce subite, affida documenti e timori ad un notaio, firmando un testamento depositato nello stesso dicembre 2002 e riaperto in Tribunale, durante il dibattimento, nel 2007. La gara, alla fine, viene fatta regolarmente ma la Provincia avvia la guerra contro il dg che attacca e, convocato in consiglio provinciale, trova il coraggio di dichiarare: «Se la presidente Colli trovasse il tempo e la voglia di controllare quello che Cocchiaro va in giro a proporre verrebbero meno le inspiegabili e continue defenestrazioni dei presidenti e dei direttori generali della Serravalle». Rota viene licenziato, fa causa alla società che ad un passo dall' aula giudiziaria accetta una transazione. Il sindaco Albertini recupera Rota e lo promuove presidente, ma dura soltanto un anno: saltano i patti parasociali, la Provincia (a quel punto guidata da Filippo Penati) riprende il diritto a scegliere i vertici dell' azienda e Rota rimane solo nel cda a rappresentare il Comune. Nella sentenza di secondo grado, i giudici ribadiscono che «Rota risulta pienamente attendibile». In primo grado, i giudici si erano spinti più in là: «Il materiale probatorio si incentra sulle dichiarazioni della parte lesa, costituita parte civile, Bruno Rota, intrinsecamente credibili, in quanto verosimili logiche, chiare, lineari e prive di contraddizioni». Una persona per bene: e aveva ragione lui.
Elisabetta Soglio CORRIERE archivio storico