Carrelli1928 wrote:Perdonami, ma se proprio devo - per così dire - schierarmi, lo faccio per chi affronta la situazione nella maniera più razionale e distaccata. C'è una forte divergenza di opinioni nel mondo scientifico? Allora è qualcosa che non sappiamo, o perlomeno che non conosciamo con accuratezza e dettagli sufficienti per raggiungere il livello di comprensione che ci interessa.
Personalmente la metto in questi termini:
Piuttosto che perseguire modi per evitare i cambiamenti, preferisco spendere anche 100 volte tanto per adattarmi agli scenari possibili, aumentando la resilienza dei territori. Nella consapevolezza che determinati territori andranno probabilmente abbandonati sia che faccia più freddo sia che faccia più caldo.
Nel nostro piccolo dobbiamo investire in culture agricole in grado di sopportare maggior siccità, in sistemi di gestione delle acque in grado di sopportare maggiori intensità, in assicurazioni sociali per risarcire chi avrà la sfortuna di subire danni esiziali per eventi estremi, progettare le cose nuove per resistere a tali eventi estremi, ecc.
A livello globale si deve trovare il modo di gestire le possibili migrazioni con soluzioni che non incidano su pochi.
Purtroppo sarà difficile convincere gli indiani a farsi carico dei 200 milioni di bengalesi che potrebbero dover abbandonare il loro territorio, allora bisognerà vedere se il loro terriotorio può essere salvaguardato. Ma se non si può?
Agire sui bisogni è velleitario. Si può solo agire con “moral suation”, con la persuasione che determinati bisogni possano non essere soddisfatti necessariamente, certamente non con coercizione. Tanto meno se sono ritenuti diritti o definiti tali.