A me il verde non piace in nessun caso, né il vecchio biverde, né il nuovo color arbremagique (così siamo pari con la "ruspa col lutto" di skeggia!). E se vogliamo, anche l'XMPR mi sembra ispirato alla stessa modaccia esteticagona. Scusate il neologismo.
Al contrario, i nuovi filobus di Roma hanno una livrea molto bella, anch'essa verde, ma molto più chiara. Da vedere.
L'arancio non mi fa impazzire in sé, ma è un colore chiaro e caldo, che a pelle mi sta più simpatico del verdaccio, freddo e scuro... Fino a qualche anno fa, poi, erano arancioni anche le paline, gli avvisi ATM e tutto ciò che aveva a che fare con l'Azienda. Un esempio di vera e positiva
corporate identity, detto senza ironia, che dava l'immediata riconoscibilità del sistema all'utente.
Non mi è mai piaciuta, però, la livrea arancio delle '28: manca la lista nera e i numeri di matricola sono scritti in un carattere tipicamente americano (come è americana la concezione e l'estetica di questi tram). Se questi dettagli fossero stati analoghi alle altre serie (vedi il prototipo 4500), il risultato non sarebbe stato malvagio.
Purtroppo la situazione odierna è anche in questo ambito deprimente: qualcosa in arancio, qualcosa in verde, qualcosa con le foglie. Le pensiline, un po' color ghisa (quelle nuove), un po' di plasticona verdaccia (le metrotramvie). Le paline, un po' in arancio, un po' rosso-grigie, un po' come capita. I nomi delle fermate, non parliamone.
Per ridurci in questo caos, negli ultimi anni si sono spesi soldi, fatti progetti, sostituito l'arredo urbano. Complimenti, un lavoro degno di un paese che si crede regno dello stile e del gusto, come qualche matto si crede Napoleone. Basta andare qualche chilometro oltre Como per capire di cosa parlo.
Consiglio agli interessati l’articolo “L’immagine della città”, su
Casabella n. 634 (maggio 1996), dedicato, ma non solo, al concorso per la nuova immagine dell’Azienda trasporti berlinesi (guarda caso…).
Scrive Erik Spiekermann:
Tutto concorre all’immagine della città: ogni portone, vetrina, lampione o cartellone pubblicitario; un semaforo, un cartello stradale, un parchimetro, una parete per le affissioni; il numero civico, il nome della strada, il citofono; la fermata dell’autobus, l’ingresso della metropolitana, le rastrelliere per le biciclette. Di tutte queste cose, molto poco viene progettato e disegnato; eppure molto dell’identità di una città dipende da loro.
Il dibattito sulla qualità della vita a B. coinvolge, giustamente, l'architettura e l'urbanistica, ma non dovrebbe prescindere dalla palude della vita quotidiana a cui sono esposti tutti coloro che non hanno mai osservato il plastico di un'architettura da una visione a volo d'uccello.