by Trullo » Mon 17 September 2018; 13:45
Qualche tempo fa nei commenti di un post, come spesso mi accade su Facebook, commentando un libro ho scambiato due battute con una persona che non conoscevo, certa Flavia Selli, che mi parlava di un romanzo che aveva scritto (Il bianco e il nero) e che, da appassionato di gialli, mi intrigava molto, anche perchè ambientato a Milano. Per di più, partecipando a un concorso, ne vinsi una copia gratuita (quelle comnbinazioni che se avvenissero in un romanzo sembrerebbero artefatte, ma nella vita normale sono usuali). L'ho letto, con la naturale diffidenza per un romanzo di esordio, e devo dire che ha superato ampiamente le mie aspettative, per la solidità e credibilità della trama gialla di base, esposta con lealtà ma di difficile individuazione anche per il lettore attento. Tre trame parallele si sovrappongono: una compagnia di giovani amici dell’hinterland milanese si incontra di nuovo in modo casuale dopo qualche anno di allontanamento e si riprende a frequentare, a Praga avvengono alcuni misteriosi omicidi di ballerine, qualcuno è sulle tracce dei manoscritti di Kafka, che lo scrittore aveva dato ordine di distruggere alla compagna e a un caro amico ma che a quanto pare esistono ancora e hanno un valore inestimabile. Le tre trame naturalmente dopo essersi alternate vengono a contatto fra loro, fino al gran finale dove, quando sembra di aver capito tutto, al lettore viene servita, come nei gialli classici, la sorpresa finale.
Ho apprezzato molto come sono stati descritti i giovani protagonisti (impagabile lo smarrimento del “milanese imbruttito” come utilizzatore sporadico dei mezzi pubblici, nel capitolo in cui Nello prende il treno dove incontrerà i suoi vecchi amici. Impagabile comunque aver dedicato un intero capitolo al viaggio in treno!) nei quali ho rivisto in parte il me stesso di venti-venticinque anni fa (anche l'entusiasmo lavorativo del giovane Nello, il desiderio di coinvolgere i colleghi per cercare di stabilire dei legami al di fuori dell’ambiente lavorativo, e così via). Molto coinvolgenti anche le parti di romanzo ambientate a Praga, e bello come l’autrice riesce a passare da una all’altra delle tre sottotrame in maniera naturale, senza annoiare o confondere il lettore. Anche la lunghezza del romanzo non è eccessiva, permettendo di leggerlo “d’un fiato”, e non ci sono cicli o sequel, la storia si conclude (ottimamente) qui.
Da buon milanese, cercavo anche di ritrovare le atmosfere disegnate da altri giallisti che hanno ambientato i loro lavori a Milano, da Scerbanenco a Olivieri, alla coppia Colaprico-Valpreda. E devo dire che il paragone con Scerbanenco ci sta tutto, sia per lo stile (asciutto, apparentemente dimesso e un po’ naif, ma molto coinvolgente) sia per alcuni temi trattati (che ritroviamo soprattutto in Venere privata e in parte in I milanesi ammazzano il sabato). Ma qui è come se Scerbanenco si fosse fatto aiutare dalla Christie a scrivere il finale!
Finale che ha sorpreso (in positivo) anche un lettore esperto quale mi ritengo, e pensare che in molti gialli recenti, più famosi, come "La ragazza del treno" o "Henry Quebert" per non parlare del bellissimo "Gli occhi neri di Susan" della Heaberlin avevo riconosciuto schemi narrativi noti e avevo capito e previsto il finale. Qui invece l’autrice riesce a spiazzarmi. al tempo stesso lasciandomi con una soluzione credibile, che era alla portata del lettore e che era consistente con tutto il resto del romanzo.
Insomma un gran bel thriller, che mi ha appassionato e divertito come non succedeva da tempo, e che consiglio a tuti gli amanti del genere.
"Il comunismo ha sbagliato, ma non era sbagliato.“ (Rossana Rossanda)