by S-Bahn » Sat 01 September 2012; 1:17
Alcune cose (non il loro giudizio sul marxismo sul quale dovremmo imparare più che stracciarci le vesti) però davvero non le capisco.
Primo, hanno la memoria corta. L'attuale spaventosa crisi mondiale si è innescata in USA per ragioni finanziarie che discendono direttamente dalle decisioni economiche della politica dei repubblicani che rappresentano, e non lo nascondono, gli interessi di quelle stesse lobby finanziarie che per i loro spudorati interessi hanno gonfiato e fatto scoppiare la bolla. Adesso si autoconvincono che Obama, che ha rimesso assieme i cocci di un sistema in caduta libera, ha fallito e che bisogna tornare ai metodi e agli interessi che nel giro precendente hanno portato al disastro con rischio di collassi a catena
Secondo, i repubblicani, principali artefici del debito publbico americano da Regan a Bush (creando, i liberisti contrari al carrozzone pubblico, il maggiore debito pubblico del mondo), affermano che per tenere sotto controllo il debito vanno ulteriormente tagliate le spese dello stato (peraltro molto sotto il livello degli altri paesi industrializzati, e si vede purtroppo in termini di copertura sanitaria e nel grande e crescente numero degli homeless) e che soprattutto vanno diminuite le tasse.
La spesa sociale è ai minimi termini e comprimerla ancora ha costi sociali (e di conseguenza econominci) forse maggiore di ulteriori improbabili risparmi, ma si può capire la logica di chi lo propone. Quello che proprio non si capisce è come possa migliorare il debito pubblico diminuendo le entrate. Con queste trovate sono riusciti a scassare le finanze pubbliche in anni più favorevoli, sono stati mandati a casa perché l'America stava andando in pezzi con una reazone a cate di banche e aziende in default e adesso come se niente fosse ripropongono una ricetta che il mondo reale ha drasticamente bocciato?
E' un po' dura capirli...
La speranza non è la convinzione che qualcosa andrà bene, ma la certezza che quella cosa ha un senso,
indipendentemente da come finirà
Václav Havel