S-Bahn wrote:Cioè il "fungo" è un dispositivo SOLO MECCANICO che apre la condotta dei freni?
Se è così intendevo questo come rubinetto. Che poi abbia la forma di una leva o di un pulsante, che apra e chiuda o che apra solo, non tocca la sostanza.
Stefralusi, tu che la cabina dei treni la conosci non per sentito dire...
Slussen wrote:A me invece restano non chiarite due questioni:
1) il semaforo di protezione di una stazione può assumere la disposizione a rosso permissivo se la stazione è occupata?
2) è possibile che un guasto abbia fatto apparire al DCT come occupate tutte le sezioni di blocco tra Manzoni e Vittoria (sia in galleria che in stazione), inducendolo a pensare ad un "falso positivo"?
ROMA — Era già successo. Il primo conduttore ad avere problemi con il treno RA 311.0 — poi al centro del disastro nella metropolitana di Roma — è stato Maurizio Pellegrini. Era lui il macchinista alla guida, il 28 aprile 2005, quando il treno RA 311.0, ancora in fase di pre-esercizio, ha abbattuto i respingenti di fine corsa dentro il deposito Metro di Osteria del Curato ed è sbucato col muso in via Lucrezia Romana, proprio sopra il marciapiede di questo stradone al Tuscolano. Ecco il «precedente» che subito dopo il disastro di martedì i vertici di Met.ro. hanno cercato di negare: «Non ci risulta», hanno affermato a caldo, durante un'affollata conferenza stampa. Ma ieri, di fronte a una rinnovata richiesta confortata da foto d'epoca, il vertice di Met.ro. ha ammesso: «Sì, era lo stesso treno... Non ci risulta di averlo negato. Forse c'è stato un fraintendimento».
Maurizio Pellegrini, il conducente collaudatore in forza all'officina di Osteria del Curato, non ha comunque dimenticato quel brutto giorno quando il treno ha proseguito la sua corsa e, dopo aver spianato i respingenti e perfino un grosso palo di metallo per l'illuminazione del piazzale, si è infilato dentro il muro di recinzione restando penzoloni di fronte agli occhi sbalorditi degli abitanti dei vicini palazzi del Villaggio Appio. Pellegrini fu estratto dalla sua scomoda posizione, per fortuna illeso, ma sotto choc.
Sul piazzale di Osteria del Curato si materializzarono subito alcuni tecnici spagnoli delle Construcciones y Auxiliar Ferrocarriles, inviati a Roma dai costruttori iberici. Partirono telefonate allarmate dirette a Beasain, la sede del Caf nei Paesi Baschi. Poi iniziò il lavoro per disincagliare il treno, l'intervento si prolungò per tutta la notte e il mattino seguente, arrivarono potenti carroponte, alla fine quel muso nero della locomotrice puntato in su fu ritirato e subito nel varco della recinzione s'infilarono dei muratori che in quattro e quattr'otto restaurarono il muro e l'inferriata. Il treno deragliato fu comunque fotografato. Ora Pellegrini ha difficoltà a parlare di quel giorno, ci sono macchinisti che sono stati licenziati per interviste, è successo nelle ferrovie. Insomma, è imbarazzato. Però poi dice: «Sì, ero io alla guida di quel treno, non uno spagnolo come fu detto. Il treno non si è fermato. Perché? C'è un'inchiesta, mi hanno messo sotto inchiesta. I risultati? Ancora non si conoscono. Ma chiedete alla società...».
A Met.ro. è Massimo Bianchini, portavoce del presidente Stefano Bianchi, a spiegare: «Sì, il treno era in pre-esercizio. Insomma, non trasportava certo passeggeri. Ebbe quell'incidente. Fu interamente revisionato dalla Caf. Non saprei dire cosa sostituirono. Fu messo a punto, comunque. E poi è entrato in esercizio insieme ad altri 25 treni dello stesso tipo». Serie S.300, fiore all'occhiello della società di Beasain, motori potenti per trascinare 181,600 tonnellate di convoglio a una velocità massima di 90 km l'ora. Freni a disco, direttamente sulle assi motrici, duplice sistema di frenatura (di servizio e d'emergenza). Un gioiellino a scorrere la scheda tecnica, un po' ammaccato però stando ai trascorsi almeno di questo suo esemplare un po' troppo recidivo, l'RA 311.0.
Si meraviglia il segretario della piscina comunale che sorge davanti al muro del deposito dei treni. «Ma davvero è lo stesso treno che vedemmo sbucare quel giorno dal muro? — chiede Andrea Biglioni della MC Sport —. Qui c'era la fila di bambini e genitori ad ammirare il portento. C'è chi gli scattò anche una foto...». Aggiunge il vicino barista di via Pallaro, Bruno Quadroni: «Per fortuna siamo un po' in salita, qui al Villaggio Appio. Sembrava quel film americano, col treno che sfonda i respingenti alla stazione centrale...». «Un brutto precedente — dice il segretario della Filt-Cgil, Alessandro Capitani —. Certo, il treno revisionato non è più quello che ha sfondato il muro. E poi da allora, una volta in esercizio, ha percorso alcune decine di migliaia di chilometri. Però a questo punto tutti noi, che tuteliamo i lavoratori, vorremmo proprio sapere perché quel giorno del 2005 non si fermò». Una domanda che ora si faranno anche i numerosi utenti della linea A.
Incidente nella metro, 90 giorni per la verità
Aperte le scatole nere dei treni che si scontrarono il 17 ottobre scorso alla stazione "Vittorio Emanuele". Ora l'ingegnere Giorgio Diana avrà tre mesi per dare una risposta sulle cause dello scontro
Roma, 4 dicembre 2006 - Sono state aperte le cosiddette "scatole nere", i cronotachigrafi di bordo, dei treni della metropolitana di Roma che il 17 ottobre scorso si scontrarono nella stazione 'Vittorio Emanuele'. Nell'incidente rimasero ferite centinaia di persone e trovo' la morte Alessandra Lisi una giovane ricercatrice universitaria.
Il contenuto delle scatole nere, che registrano velocita' del convoglio, tempi di frenata, e altri dati, è stato riversato, in un deposito della Metro Roma ad Anagnina, nel computer del consulente nominato dalla procura di Roma, il professor Giorgio Diana, docente di ingegneria dei Trasporti del Politecnico di Milano, che ora avrà 90 giorni di tempo per arrivare a una conclusione sulle cause dell'incidente e rispondere ai quesiti posti dall'autorita' giudiziaria.
Altro atto cosiddetto 'irripetibile' disposto dal pm Elisabetta Ceniccola, sara' il sopralluogo tecnico che sara' fatto dai consulenti a bordo dei treni. Unico indagato nell'inchiesta aperta per omicidio colposo, disastro colposo e lesioni gravissime, e' Angelo Tomei, macchinista del treno tamponante, assistito dall'avvocato Giorgio Robiony, che ha nominato a sua volta un consulente di parte. Nel conferimento dell'incarico, avvenuto il 18 novembre scorso, la procura ha individuato 427 parti offese.
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