09 febbraio 2007 - Lo scandalo dei ritardi nella costruzione del tunnel sulla S.S.36
Chilometri e chilometri di carta, ma fatti pochi
Ecco un altro esempio del caos che regna negli enti pubblici e che ci tocca da vicino: l’iter per la realizzazione del tunnel urbano di viale Lombardia, sulla statale 36, ha ricominciato a rallentare e rischia un’altra volta il blocco, l’ennesimo in dieci anni di tormento.
Quello che i “Comitati per la Galleria di Monza” hanno verificato alla direzione Anas di Roma, assistiti da un parlamentare, è che il bando di gara per il primo lotto dei lavori (opere in superficie) non include tutto quello che serve, e che per la realizzazione del secondo lotto (la galleria vera e propria) Anas non ha ancora la disponibilità di tutti i fondi che occorrono, mentre il previsto adeguamento del progetto rischia di arenarsi.
Mancano all’appello cento milioni di euro, quelli che sono stati aggiunti con l’accordo di programma firmato in novembre da Stato, Regione, Provincia, Comuni interessati. Quell’accordo è una intenzione messa su carta, mancano altre decisioni e altre carte ancora, alle quali in questi mesi nessuno ha pensato: iscrizioni nei bilanci con rettifiche, approvazioni del ministero delle Finanze e dei Consigli di Regione, provincia e Comuni, comunicazioni ufficiali delle avvenute decisioni ad Anas.
Confusione e pasticci. Anas è chiamata a giostrare centinaia di progetti, ma per tutti i soldi non bastano. E le risorse umane per la gestione degli appalti e il controllo sui cantieri sono ridotte all’osso.
E’ il vecchio metodo della burocrazia: “Facìte ammuìna”. Le pratiche rallentano, si arenano, ripartono, vanno avanti a singhiozzo. Nessuno può dire che le cose sono ferme, ma i tempi si dilatano mostruosamente. Tocca ripetere perizie e stime, aggiornare i prezzi, perchè intanto la realtà cambia. Costi su costi su costi.
Nel nostro caso di Monza, aumentano i chilometri di carta e di parole, mentre i fatti languono. A sentire ciascuno dei soggetti pubblici coinvolti, la colpa dei ritardi e degli intoppi è sempre degli altri, ma in realtà la colpa è di tutti, ognuno per la sua parte. E per ciascuno la chiamata di fronte alle responsabilità si avvicina. L’opinione pubblica è sempre fiduciosa e paziente, ma – la storia insegna – non all’infinito.
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