Strade e ferrovie, Milano in zona retrocessione

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Strade e ferrovie, Milano in zona retrocessione

Postby danny1984 » Sun 09 July 2006; 10:42

Articolo letto su Google News, tratto da Il Giornale (click qui per leggere l'articolo on line), parti salienti:

La locomotiva d'Italia è da serie B. Almeno per strade, autostrade e ferrovie. Nella graduatoria delle 103 province italiane per dotazione e qualità delle infrastrutture, Milano fa peggio della media nazionale e si colloca nella metà bassa della classifica.
[..]
Lo dice uno studio dell'Istituto Guglielmo Tagliacarne di Roma, presentato al convegno «Infrastrutture e competitività: quale scenario per il sistema Italia?» organizzato da Unioncamere: 58esimo posto per quanto riguarda la rete stradale, 59esimo per quella ferroviaria. Nel primo caso, il voto dato alla provincia di Milano è dieci punti in ritardo rispetto alla media nazionale, nel secondo il deficit è addirittura di venti punti.


Ora lo dice un altro studio... chissà se si svegliano a capire che siamo indietro con le ferrovie e non solo con le strade...
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Postby Coccodrillo » Sun 09 July 2006; 10:58

Riporto tutto, non è detto che l'articolo intero rimanga on line per sempre.

Strade e ferrovie, Milano in zona retrocessione

In Italia la provincia è al 58° posto in classifica: pochi i chilometri percorribili e di scarsa qualità. Per i treni decisivi i ritardi dei regionali.

La locomotiva d'Italia è da serie B. Almeno per strade, autostrade e ferrovie. Nella graduatoria delle 103 province italiane per dotazione e qualità delle infrastrutture, Milano fa peggio della media nazionale e si colloca nella metà bassa della classifica. Altro che «motore del Paese», come hanno auspicato a più riprese sia il sindaco Letizia Moratti che il numero uno di Assolombarda, Diana Bracco. Lo dice uno studio dell'Istituto Guglielmo Tagliacarne di Roma, presentato al convegno «Infrastrutture e competitività:

quale scenario per il sistema Italia?» organizzato da Unioncamere: 58esimo posto per quanto riguarda la rete stradale, 59esimo per quella ferroviaria. Nel primo caso, il voto dato alla provincia di Milano è dieci punti in ritardo rispetto alla media nazionale, nel secondo il deficit è addirittura di venti punti. Insomma, un campionato dove il capoluogo lombardo lotta per la salvezza, ma vede il traguardo ancora lontano.
L'indicatore che descrive lo stato dei collegamenti su gomma nel Milanese è infatti 90, secondo gli esperti del centro di ricerca economica: una valutazione che tiene conto di aspetti quantitativi, ma anche qualitativi e li rapporta alle dimensioni del territorio, al numero di veicoli circolanti e alla popolazione.
Quindi accanto ai chilometri di strade e autostrade percorribili, vengono considerati i tratti a tre corsie, i caselli con servizio Telepass e Viacard, la spesa per la manutenzione delle provinciali. «Il Nord Italia, e Milano in particolare, è cresciuto nonostante una dotazione infrastrutturale non proporzionale al livello di sviluppo raggiunto - commenta Giuseppe Capuano, responsabile dell'area “Studi e ricerche” del Tagliacarne -. Non è solo l'aspetto quantitativo a risultare carente, ma anche, e soprattutto, la qualità e l'efficienza di queste opere pubbliche che finisce per costituire un vincolo per lo sviluppo».
Discorso simile per la rete ferroviaria per la quale Milano prende una voto di 80 punti, in una graduatoria guidata da Ancona, Terni e Bologna e nella quale Roma e Napoli sono anni luce più avanti della provincia meneghina: pesano in modo negativo infatti i ritardi dei treni regionali,

i convogli vecchi e i giudizi dei pendolari che ogni mattina viaggiano sui binari dell'hinterland.
Per le strade d'asfalto o ferrate, insomma, inefficienze che non abbassano solo il posto in classifica, ma soprattutto la produttività del territorio: «Quando un collegamento diventa superiore all'ora, rischia di essere antieconomico per le imprese - continua Capuano -, forse Milano dovrebbe cercare di decentrare nei centri urbani intermedi delle funzioni legate al terziario avanzato, che va dal design alla finanza, di cui la città potrebbe fare a meno».
Un modello di sviluppo policentrico da prendere in considerazione, non guardando solo ai chilometri di nuove opere da realizzare, è la provocazione di Capuano: «Certo, sono scelte da ponderare e da prendere a livello regionale» rilancia. Nel frattempo, qualche opera in cantiere conviene metterla: una simulazione del Tagliacarne fa notare che con la Brebemi e l'alta velocità Milano-Verona qualche passo avanti verso la serie A delle infrastrutture verrebbe fatto.
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Postby S-Bahn » Sun 09 July 2006; 12:03

Lo stato della rete ferroviaria (anzi dei servizi ferroviari, altrimenti si fa il solito errore di pensare solo ai binari che ci sono e non ai servizi, che sono il vero problema) si riflette anche sulla congestione della rete stradale.
Un importante parametro, che nell'articolo non è detto, riguarda infatti la ripartizione modale.
Un esempio di relazione tra i due problemi?
I semafori a Monza della SS36 sono certamente un disastro, ma che dire di una linea Seregno-Monza che, pur in netta crescita, porta 1/3 del traffico della Carnate-Monza? Con un servizio almento decente da 20 anni a questa parte (è migliorato ma non ci siamo ancora) non avremmo una pressione inferiore sulla SS36 e su tutto il nord di Milano?
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Postby barona news » Wed 28 February 2007; 18:25

è il partito delle auto bellezza è il più votato
tanto è vero che le ns città vivono a misura di auto
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Postby paco_74 » Wed 28 February 2007; 18:34

una teoria economica che ho studiato a scuola dice che con l'aumentare del benessere la richiesta di servizi pubblici aumenta progressivamente e non proporzionalmente
'28 per sempre;
ridateci l'11, 13, 20, 21 e 29/30


siiiii!! al recupero dei tram accantonati, e no e poi no e ancora no alla cannibalizzazione e demolizione dei tram
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Postby Prometheus » Thu 01 March 2007; 0:28

I beni pubblici sono per loro conformazione beni ad alto rischio; pertanto la loro propensione all'uso è paragonabile ad una parabola, avente minimo in 0,0 e curva crescente sul lato positivo.

Al crescere del benessere, la domanda pubblica cresce in maniera quadratica, questo dai testi di Economia.

Di fatto, sulla base di dati abbastanza verificati, con fonti ISTAT e Camere di Commercio al crescere del benessere globale di un'area, si corre il rischio di veder diminuire il benessere individuale (effetto metropolitanizzazione) e quindi la richiesta di accesso a beni e servizi pubblici è in realtà proporzionale alla diminuzione del benessere individuale.
Prometheus wrote:Come per Highlander alla fine dei tempi in Europa resterá una sola tribú germanica: quella dei Latini..
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Postby S-Bahn » Thu 01 March 2007; 23:13

E va bene, ma tutto questo, per dire cosa? 8--)
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Postby EuroCity » Fri 02 March 2007; 11:53

L'economia, però, forse è più una pseudo-scienza in gran parte tautologica, da cui si può dimostrare tutto ed il contrario di tutto (almeno, così disse una volta un mio amico studente di economia, con dei ragionamenti anche sensati).

Quale economia, piuttosto? Quella odierna non sta andando mica tanto bene, a quanto pare...
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Postby midlander » Fri 02 March 2007; 14:44

EuroCity wrote:L'economia, però, forse è più una pseudo-scienza in gran parte tautologica, da cui si può dimostrare tutto ed il contrario di tutto (almeno, così disse una volta un mio amico studente di economia, con dei ragionamenti anche sensati)

eh??
comunque, che senza soldi non compri niente è tautologico. 'mo dimostrami il contrario.
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Postby EuroCity » Fri 02 March 2007; 14:49

Intendevo dire anche le arie che si danno gli economisti, quando fanno previsioni o simili: come se l'economia fosse tutto.

Ed anche teorie alternative, come per esempio il marxismo, hanno dato spesso troppa importanza all'aspetto economico della società, fallendo poi più o meno miseramente.

Od anche la "new economy" basata sul web, che poi è fallita clamorosamente.

O, ancora, le teorie di tipo neocon sulla fine della storia ed assurdità del genere: ce n'è, di idiozie, in campo economico, che si basano sul nulla o su tautologie in senso lato, appunto.

Quel che hai illustrato tu, invece, è un'"economia" di base possibile (non è detto che sia l'unica, però!), non una teoria economica accademica fatta a tavolino... :) 8--)
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Postby giolumi » Sat 03 March 2007; 14:16

se lo dicevo io ero pazzo e parlavo a vanvera come disfattista, poi quando uno fa uno studio dettagliato, il risultato e ancora peggiore che quanto da me detto

eppure è così, le ifnrastruttre che abbiamo sembrano tante, ma non lo sono in proporzione ai servizi che DEVONO fornire...
CHIUSO
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Postby Prometheus » Sat 03 March 2007; 22:52

mdf wrote:eh??
comunque, che senza soldi non compri niente è tautologico. 'mo dimostrami il contrario.


A richiesta del contrario si ha la dimostrazione:

IL BARATTO. Cosa per cosa, servizio per servizio.

Solo che realizzato a livello collettivo rappresenterebbe una grandissima sciagura, diciamo che i meta - libroni di economia lo identificano come il passaggio seguente al collasso dell'economia di uno Stato.
Prometheus wrote:Come per Highlander alla fine dei tempi in Europa resterá una sola tribú germanica: quella dei Latini..
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