Veramente, siamo in Europa, e uno dei principi base dell'unione europea è la libera circolazione delle persone. Di conseguenza, il cittadino di qualsiasi paese dell'unione europea ha gli stessi diritti del cittadino italiano, e quindi non può essere escluso da attività lavorative (o da qualsiasi altro diritto od opportunità) a cui hanno accesso invece i cittadini italiani.
Diverso invece il caso dei cittadini di paesi non appartenenti all'Unione europea. In tal caso, è legittimo (possiamo poi discutere se sia opportuno, secondo me non lo è) che la legge preveda come requisito per determinate professioni la cittadinanza dell'Unione Europea
Incidentalmenet, faccio notare come meno di tre mesi fa l'azienda avesse una posizione diametralmente opposta a quella di adesso
http://milano.corriere.it/milano/notizi ... 3020.shtmlPer i pigri. Meno di tre mesi fa Catania disse: "Il Regio decreto del 1931 va rispettato ma potrebbe valer la pena di rivederlo, visto che ha più di settant'anni. È superato, antistorico e totalmente inadatto a gestire aziende moderne orientate all'efficienza per erogare servizi ai cittadini".