In particolare, non si useranno più han (lui) e herre (signore, parola che in svedese in quella forma esiste solo al maschile), a favore di un più neutrale Gud (Dio): mi pare corretto, come ragionamento...
(Anche col re, da tempo (anni ‘70), ci si rivolge a lui come kungen (il re), invece di assurdità tipo “vostra maestà” e simili; e negli stessi anni si era fatta anche “la riforma del tu”, che tentò di abolire il darsi del lei nelle relazioni interpersonali: IMHO, un’ottima cosa il tu generalizzato, anche per superare modi di relazionarsi obsoleti basati su ipocrisia e paura.)
In Italia, invece, si fa il contrario, “femminilizzando” le parole maschili invece di renderle neutre come significato: con per esempio dei ridicoli “assessora” e simili; magari solo per dare un contentino ad un presunto femminismo, mentre in realtà non cambia niente di sostanziale - mah!
Divide et impera, o cambiare tutto - anzi poco - per non cambiare niente...