da repubblica
TRASPORTI
Atm, la protesta delle officine
"La manutenzione è nel caos"
Lettera al presidente Catania: tagliati i tecnici che riparavano i guasti su strada. "Tram
in deposito anche per problemi di poco conto. E ritardi a ripetizione per chi usa i mezzi"
di ILARIA CARRA
Atm, la protesta delle officine "La manutenzione è nel caos"
La chiamano “ambulanza dei tram”: è il servizio di pronto intervento tecnico che interviene sul posto a riparare i guasti dei mezzi. E ora è stata ridotta all’osso: quasi tutte le vetture in panne, anche nel caso di piccole magagne, vengono trainate nei depositi della città, che però così si intasano. Non solo: questa gestione della manutenzione fa sì che in caso di avarie si perdano almeno tre ore prima che il mezzo possa rientrare in servizio. Una procedura che aumenta, quindi, non solo i disagi per i passeggeri. Ma anche quelli dei tranvieri che, frustrati, hanno scritto una lettera al presidente Elio Catania per denunciare tutti gli ostacoli quotidiani. I problemi maggiori sono segnalati dal deposito Leoncavallo, zona Lambrate, l’impianto che gestisce i mezzi nella zona est della città, specie i vecchi tram “Carrelli” delle linee 33 e 23. Ma il malessere è generale e riguarda tutti gli impianti cittadini.
Nella lettera della Rsu del deposito, datata inizio maggio, i tranvieri denunciano i continui rientri in deposito per guasti, che proseguono sempre e «inspiegabilmente, sabato, domenica e in settimana». E ancora: «I risultati scarseggiano e chi dovrebbe provvedere a una più efficiente manutenzione non ci riesce, scaricando sui depositi che devono gestire tutto alla bell’e e meglio». Anche nei casi di guasti lievi, come accade spesso per la sostituzione di «spazzole tergivetro, lampadine, frenatura lunga, fune pantografo», i mezzi vanno comunque dritti in deposito. Un esempio: «Un guasto alla linea 27 comporta un disservizio per la cittadinanza tra rientro, riparazione, uscita e reinserimento in linea di circa tre ore, sempre che vada a buon fine» scrivono i tranvieri, e aggiungono: «Il risultato è uno: passeggeri a terra».
Una manutenzione con sacche di inefficienza, è la denuncia. Non solo. Perché a suscitare la protesta c’è anche la mancanza di climatizzazione sui «Carrelli», le vecchie vetture della fine degli anni ’20 che, come da accordi con l’azienda, avrebbero dovuto essere ammodernate con un qualche sistema di aria condizionata. E invece, denunciano i tranvieri, «I finanziamenti vengono indirizzati all’immagine aziendale o per fare cassa, vedi il tram ristorante e quello adibito a sauna, ma non a soddisfare le esigenze dei lavoratori che svolgono un servizio per la collettività, tenendo conto anche quanto ne deriva sulla sicurezza dell’esercizio, a causa dell’eccessiva temperatura che d’estate raggiunge, dentro la vettura, anche i 48 gradi». Come sul tramsauna, a bagno di vapore ci finiscono i lavoratori chiusi in una cabina, peraltro, «troppo stretta e poco protetta».
A ciò si aggiungono le lettere di lamentela di tanti anziani milanesi che sui vecchi tram faticano a salire, e a volte rinunciano pure, per colpa dei gradini d’ingresso troppo alti. La Rsu del deposito Leoncavallo è stata convocata ieri pomeriggio dall’azienda per un incontro, ma sembra che Atm non sia molto propensa ad accontentare i lavoratori. Che quindi continueranno a impiegare più tempo del dovuto per riparare un guasto. E non per colpa loro.