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Re: Il protocollo di Kyoto

PostPosted: Tue 18 December 2018; 3:03
by serie1928
La tua definizione di “giudizio” è troppo estrema. La sentenza è un tipo di giudizio, ma ne esistono vari tipi, ed in termini generali significa fare delle valutazioni, ponderare i fatti, fare scelte, ecc.. Nel farlo, all’oggetto del giudizio si applicano delle etichette, ma che nulla vieta siano poi staccate e riassegnate.

Re: Il protocollo di Kyoto

PostPosted: Tue 18 December 2018; 13:17
by skeggia65
Allora vediamo di sistemare la questione semantica.
Io esprimo opinioni, dato che mi sono fatto un'idea (giusta o sbagliata che sia) sulla questione.
In quanto tali, non sono inappellabili e definitive, ma (come dice la parola stessa) opinabili.
Ben lontano quindi dai giudizi di chi esprime il proprio parere come una certezza e quindi inopinabile, equiparato a un giudizio.
Cuntent, Brambilla? Image

Re: Il protocollo di Kyoto

PostPosted: Tue 18 December 2018; 14:49
by jumbo
Quindi ti fai una idea, esprimi una opinione "opinabile" e spandi dubbi sul quanto espresso da chi non si fa semplicemente un'idea, ma spende tempo, energie, anni di studi, a comprendere i fenomeni fisici che governano lo stato dell'atmosfera.
Se tu pensi delle tue opinioni quel che hai scritto, sarebbe più corretto stare in muto silenzio ad assistere al dibattito scientifico, anzichè prendere una delle parti.

Re: Il protocollo di Kyoto

PostPosted: Tue 18 December 2018; 18:28
by serie1928
skeggia65 wrote:Cuntent, Brambilla? Image

No che non sono contento! Se dobbiamo capirci dobbiamo usare le parole come sono da intendersi nella lingua Italiana, non arzigogolando significati laterali. E poi sono io il "cavillatore".
Se per te "formulare giudizi" significa solo "emettere sentenze", è solo un tuo problema.

Re: Il protocollo di Kyoto

PostPosted: Wed 19 December 2018; 0:33
by skeggia65
jumbo wrote:Quindi ti fai una idea, esprimi una opinione "opinabile" e spandi dubbi sul quanto espresso da chi non si fa semplicemente un'idea, ma spende tempo, energie, anni di studi, a comprendere i fenomeni fisici che governano lo stato dell'atmosfera.
Se tu pensi delle tue opinioni quel che hai scritto, sarebbe più corretto stare in muto silenzio ad assistere al dibattito scientifico, anzichè prendere una delle parti.


Stando a cosa dicono coloro che spendono tempo, energie, anni di studi, a comprendere i fenomeni fisici che governano lo stato dell'atmosfera, certezze non ve ne sono.
Tant'è che, ripeto, le varie previsioni dell'IPCC hanno fin'ora sbagliato, e non di poco. Aumento di temperature sempre sovrastimato, aumento del livello oceanico pressoché trascurabile, calotte polari più o meno dove sono state nelle ultime migliaia di anni (a dire il vero, l'Antartide si starebbe raffreddando).
Ad avere certezze sono altri: ex vicepresidenti USA che hanno incassato palate di quattrini vendendo catastrofi poi non avvenute, attori hollywoodiani fighetti che predicano il rispetto dell'ambiente dai ponti di lussuosi e voraci yacht o da jet privati altrettanto lussuosi e voraci, giornalisti titolati in climatologia quanto lo sono io in fisica termonucelare.
Semi OT: curiosa quest'ultima categoria: abile nell'uso delle parole, sforna climatologi della domenica, esperti in politica sbugiardati dai fatti, urbanisti, giuristi, pseudonutrizionisti che promettono la vita ultracentenaria e via discorrendo (il tizio che si vede in qualche TV locale intento a spacciare pillole, libri e metodi per vivere 120 anni ha sette anni meno di me, si vede che il suo metodo non funziona, perché ne dimostra sette più di quanti ne abbia io).
E no, non sto in silenzi ad assistere a dibattiti.
Esprimo le mie opinioni, libero come chiunque. Solo non vado a convegni a spacciarle come verità assolute come fanno i succitati ex vicepresidenti o attori alati e naviganti.

serie1928 wrote:No che non sono contento! Se dobbiamo capirci dobbiamo usare le parole come sono da intendersi nella lingua Italiana, non arzigogolando significati laterali. E poi sono io il "cavillatore".
Se per te "formulare giudizi" significa solo "emettere sentenze", è solo un tuo problema.

Sì, sei cavillatore.
E mi spingi a fare altrettanto, se non riconosci la differenza tra un'opinione e un giudizio.

Re: Il protocollo di Kyoto

PostPosted: Wed 19 December 2018; 10:59
by jumbo
Sintetizzando, desideri accomunarti alla banda di incompetenti che hai descritto.

Re: Il protocollo di Kyoto

PostPosted: Wed 19 December 2018; 13:11
by skeggia65
No.
Loro spacciano le loro opinioni come dati di fatto incontrovertibili.
Cosa che io non oso fare.

Re: Il protocollo di Kyoto

PostPosted: Wed 19 December 2018; 13:26
by jumbo
è anche una posizione comoda. così se sei smentito, puoi sempre dire che era una cosa detta così tanto per dire, opinabile

Re: Il protocollo di Kyoto

PostPosted: Wed 19 December 2018; 20:36
by serie1928
skeggia65 wrote:...
E mi spingi a fare altrettanto, se non riconosci la differenza tra un'opinione e un giudizio.

Povera vittima...

Re: Il protocollo di Kyoto

PostPosted: Thu 14 March 2019; 14:31
by S-Bahn
Lo studio: i cambiamenti climatici sono colpa dell’uomo. Al 99,9999%

https://www.corriere.it/cronache/19_mar ... 142a.shtml

NB
Riporto e non commento.
Aspetto solo i commenti di Skeggia :-)

Re: Il protocollo di Kyoto

PostPosted: Thu 14 March 2019; 20:07
by serie1928
Intanto inizio io: è “colpa” o “merito”?
E con quale meccanismo di causa-effetto tale responsabilità si manifesta?
Questi studi “epidemiologici” consentono di conoscere l’agente ma non il meccanismo di come agisce. Il risultato: si elimina l’agente patogeno per evitare il risultato. Non credo che nel caso di specie sia una opzione praticabile.

Tutto il resto è opinabile perché come lo stesso IPCC afferma alla fine del suo rapporto iniziale: il clima è un sistema caotico di cui non è possibile determinare l’evoluzione.
Tutto il resto è politica, pura politica, con poco di scientificamente certo. Solo ipotesi e teorie e modelli matematici che vanno continuamente corretti perché basato su algoritmi approssimativi con foraggiamento di dati insufficienti o con ampi margini d’errore.

Re: Il protocollo di Kyoto

PostPosted: Thu 14 March 2019; 22:26
by Carrelli1928
Però, perdonatemi...

Ieri e l'altro giorno ho usato grandi quantità di una colla i cui vapori sono tutt'altro che salutari; mentre la usavo mi irritava un po' gli occhi.
Oggi ho un po' di congiuntivite ad un occhio.
Non sono un medico, non ho la più pallida idea se le due cose siano correlate o meno, né ho modo di scoprirlo.
Per non saper né leggere né scrivere, dunque proprio perché devo affrontare un problema senza conoscerlo, prendo l'approccio più cautelativo e, dove ne ho la possibilità, evito di usare quella colla per qualche giorno.

Con i dovuti ridimensionamenti, questo discorso non sarebbe forse il più indicato in ogni situazione in cui si presentano incertezze di questa categoria? (Sottolineo: con i dovuti ridimensionamenti)

Re: Il protocollo di Kyoto

PostPosted: Thu 14 March 2019; 23:03
by serie1928
^^ Il problema è che nella fattispecie "la colla" è il genere umano. Come tu non sai quale sostanza della colla ti provoca la congiuntivite, qui non si sa quale attività dell´essere umano provoca il cambiamenti climatici.
Per restare in metafora: magari scopri anche la sostanza che ti provoca la congiuntivite, la elimini dalla colla, ma questa non funziona più. Cosí con i cambiamenti climatici magari si scopre che ció che li provoca é proprio quella serie di attivitá che consentono agli esseri umani di sopravvivere su questo pianeta. Tolte queste attivitá l´essere umano non funziona piú... e deve essere riciclato.

Ma se la congiuntivite é sicuramente una cosa brutta, nessuno puó determinare se i cambiamenti climatici alla fine non possano essere anche positivi consentendo magari ad una maggiore schiera di esseri umani di vivere meglio ed in maggior numero, pur a spese di altri che deperiranno.

E dio ci scampi se un giorno noi saremo veramente in condizione di controllare il clima.

Re: Il protocollo di Kyoto

PostPosted: Fri 15 March 2019; 8:17
by Carrelli1928
Per adesso, dal nostro punto di vista, i cambiamenti non possono essere considerati né positivinegativi: sappiamo solo che ci sono, ci saranno, non possiamo controllarli, sarà sempre più difficile rimediarvi e soprattutto abbiamo soltanto ipotesi su quello che succederà.
IMHO, queste premesse dovrebbero portare alla cautela.
La colla non è il genere umano, è solo l’insieme delle sue interazioni con il territorio; anche se non possiamo sapere con precisione quale sia la sostanza all’interno della colla che potrebbe provocare la congiuntivite, possiamo perlomeno restringere il campo e concentrarci su una riduzione di quanto lascia molti dubbi.
Anche perché, se non interessa per il clima del futuro, dovrebbe perlomeno interessare per la salute nel presente.
Mentre stiamo qui a parlare del sesso degli angeli, potremmo mettere il naso fuori dalla finestra e vedere quello che sta succedendo. Dalle microplastiche alle polveri sottili, quante attività sono dannose anche per la salute nell’immediato, senza nemmeno scomodare modelli climatici? Quante di queste sono superflue? Per quale motivo io in sei anni ho dovuto cambiare cinque telefonini (di cui tre usati), proprio io che finché posso telefonare/scrivere sono a posto? Perché qualcuno là fuori spaccia le automobili a supercondensatori (!) per ecologiche, quando gli unici mezzi più sostenibili degli altri (bici, tram, anche velociferi se volete) sono quelli che si usavano già ai tempi di Giolitti? Perché abbiamo bisogno di soddisfare tanti bisogni che non abbiamo?


P.s.: scusate per la lunghezza del messaggio.

Re: Il protocollo di Kyoto

PostPosted: Fri 15 March 2019; 9:23
by serie1928
Non confondiamo clima con inquinamento. La polluzione è, al contrario del clima, un fenomeno ben chiaro ed una sua riduzione un fine primario. Senza però illuderci di poterla eliminare a fronte di una popolazione umana crescente.
Noi “occidentali” possiamo ridurre i nostri bisogni, 3/5 dei restanti 7 miliardi di esseri umani no.

Esiste solo un modo: la conoscenza scientifica. Solo con essa possiamo porre rimedio agli errori del passato pur correndo il richio che nuove conoscenze creino nuovi potenziali rischi. In questo senso il “principio di precauzione” è quanto peggio possa essere teorizzato se applicato alle nuove tecnolgie potenzialmente utili perché se ne paventa un effetto negativo. Difficile da ponderare, certo, ma ritengo che un rischio in più sia meglio di una cautela di troppo.