un nuovo intervento..
30 ottobre 2008
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URBANISTICA E MOBILITA' di Gianstefano Buzzi
Il metrò leggero a Como non è di nessun interesse per Ferrovie Nord Milano,il cui oggetto sociale è quello di gestire l’infrastruttura ferroviaria,che il gruppo ha ottenuto in concessione dallo Stato fino la 17 Marzo 2016. Infrastruttura che è di proprietà della Regione Lombardia.Quindi se si vogliono ottenere modifiche strutturali al patrimonio FNM,l’interlocutore non è il gestore ferroviario ma il proprietario. Ha ragione l’Assessore Cattaneo ,che preferirei dicesse che compete alle istituzioni non alla politica decidere,la politica sa di conventicola, di parte. Ed ha ragione , non con le parole e la propaganda, ma con progetti concreti deliberati dagli organi istituzionali si può pervenire ad una decisione ponderata. Da questo percorso può scaturire, come hanno fatto le istituzioni di Varese (Comune e Provincia)i contenuti per un accordo di programma "per la riorganizzazione del nodo ferroviario di Como e la connessa riqualificazione urbanistica,territoriale e ambientale. Occorre uscire da un ottica che interessa solo la convalle, la tratta da Grandate a Como non giustifica l’investimento ne dal punto di vista economico ne sociale. Occorre invece partire dal convincimento che è necessario, riorganizzare sugli assi ferroviari( FNM-RFI) la dorsale di tutto il trasporto pubblico locale urbano ed extraurbano. Sull’asse Cantù – Mariano C da un lato a dall’altro su Olgiate Comasco per quanto sia possibile recuperare sedime sulla ex Como-Varese,cosa possibile e comunque doverosa da verificare. Insieme alla interconnessione di scambio tra la due ferrovie con una nuova stazione,la dove si sovrappongono in Val Mulini, a fianco dell’autosilos delle automobili(ipotesi già verificata da FNM,posseggo ancora le planimetrie).Inoltre con investimenti contenuti sull’asse Cantù-Mariano Comense il prolungamento di FFSS, ci consentirebbe di connettere tutto il territorio comasco, all’area pedemontana a nord di Milano eliminando separazioni penalizzanti e di emarginazione,ci faciliterebbe i rapporti sia con l’aeroporto di Malpensa sia con la Fiera di Rho Pero. Basterebbe un incarico a FNM-ING,per avere un progetto suffragato da dati operativi e certi,a proposito( di quale progetto parla l’Assessore Cattaneo che sarebbe in itinere?Chi lo sta elaborando?Come è coinvolta FNM, che è vero non deve decidere il sé,ma il come, se non altro, per modificare e come il servizio si!).
Le strutture degli Enti Locali ,Comune e Provincia, dal loro canto possono certamente in modo qualificato contribuire alla ridefinizione urbanistica degli assetti territoriali delle aree interessate,a partire dalla definizione dei diritti volumetrici di FNM a Como Lago, senza i quali anche la grande torre immaginata dal nostro Sindaco, si riduce a propaganda.
In convalle occorre avere il coraggio di ristudiare tutto il comparto da Como Lago fino alla stazione di Como Borghi, per verificare se una ipotesi di arretramento di FNM,sia possibile e come riorganizzare l’afflusso al Centro-Storico. E recuperare spazi per una riqualificazione strategica di una parte importante della città. Uno studio che coinvolga i destini dei comparti compresi tra Piazza Cavour(come sarebbe bella senza banche o almeno se potessero liberare i piani a terra,Piazza Roma,Verdi,del Popolo,con un progetto culturale che valorizzi "La Casa del Fascio" privilegiando così le funzioni culturali che hanno radici profonde nella storia della città. Che trittico,Terragni,Il Teatro Sociale ,L’Arena,i monumenti e le chiese cittadine a partire da quel grande monumento che è il Duomo. Forse un programma di servizi e prospettive di sviluppo dirette ai visitatori di expo 2015, potrebbero ottenere una maggior considerazione,rispetto a spot piramidali o sferici, che non sono da demonizzare in sé, ma che, se isolate dal contesto, rimangono in un titolo di giornale. Ben vengano gli architetti di grande fama,ci aiuterebbero a vincere chiusure provinciali,a patto però che siano animati dall’idea di costruire con le comunità locali, i contenuti della loro creatività, e non si acconcino al ruolo di colonizzatori ,per colmare i limiti di progettualità delle classi dirigenti che oggi hanno la responsabilità di rappresentarci. L’urbanistica è in primo luogo una scienza di prassi sociali,se non la si elabora con un ampio consenso della comunità, può ridursi ad umiliante lavacro delle nostre incoscienze, che autorizzano edificazioni di volumi ingiustificabili, persino da chi opera sul mercato dei profitti speculativi.