i vostri pensieri del giorno

[S-Bahn]

Ho l'esempio di mio zio, un fratello di mio nonno. Aveva fatto la spagnola, poi è arrivato in età avanzata ma riordo che per tutta la vita ha convissuto con la tosse.
Quanto al non andare in ospedale anche con rischi cardiaci è certamente successo e in misura imporante nel mese di marzo sia per la paurra (giustificatissima) di prendersi il virus, come è avvenuto ad un conoscente di un amico che è sopravvissuto all'infarto, non grave, ma poi è morto di covid preso nello stesso ospedale, sia perché gli ospedali prendevano meno casi possibli o non ne prendevano affatto.
Questa situazione, salvo altri eventi futuri, ora è in gran parte superata.

[skeggia65]

In parallelo al coronavirus ci sono stati altri decessi provocati dal fatto che il sistema sanitario era tutto sul coronavirus, ma anche decissi in meno, a cominciare dagli incidenti stradali in meno ma anche dal minor stress ([u]meno infarti, checché se ne dica[/u]) in conseguenza del lockdown.
Ci sono sempre oscillazioni statistiche per cui diventa difficile valutare queste componenti ma sta di fatto che mentre a Bergamo la mortalità aumentava di quasi il 600%, a Roma con il sistema sanitario non stressato diminuiva del 9%.

Meno stress un paio di cabbasisi.
Checché ne dica tu.
Oltre alla ricerca del Monzino, ci sono anche i casi di gente morta d'infarto per l'ansia ca coronavirus.
Due miei vicini se ne sono andati così, a marzo.

Niente virus.
Due casi non fanno statistica, vero.
Poi ci sarebbe un'altra vicina leggermente ipocondriaca, che rischia seriamente di ricadere in depressione, ma tant'è.
L'unico calo è quello delle vittime da incidenti stradali.
Non conosco i dati della mortalità sul lavoro, ma se sicuramente è calata quella "classica" (cantieri ecc) è aumentata quella tra il personale medico e paramedico.

Ma sarà interessante sapere quanti collassi siano stati innescati dallo stress dato dalla paura della malattia.
Una ricerca in tal senso credo verrà fatta.

[S-Bahn]

Io prendo sempre con le molle l'enfasi sullo stress, almeno finché non è confortato da seria analisi statistica. Se aumentassero veramente gli infarti per ansia su percentuali importanti, allora sotto i bombardamenti delle seconda guerra mondiale metà degli abitanti delle città colpite sarebbe dovuta morire di infarto, lì sul colpo.

[skeggia65]

minor stress (meno infarti, checché se ne dica)

Io prendo sempre con le molle l'enfasi sullo stress, almeno finché non è confortato da seria analisi statistica. Se aumentassero veramente gli infarti per ansia su percentuali importanti, allora sotto i bombardamenti delle seconda guerra mondiale metà degli abitanti delle città colpite sarebbe dovuta morire di infarto, lì sul colpo.

Dunque, se lo stress cala, calano gli infarti "checché se ne dica", ma se aumenta lo stress gli infarti non aumentano finché non c'è una seria analisi statistica.
Sicuro di essere l'unico a scrivere con il tuo account?

[S-Bahn]

Che il lockdown abbia comportato una minore mortalità (e a quanto pare non solo per gli incidenti) in zone colpite solo di striscio dal virus è un fatto di rilevanza statistisca dalle informazioni ampie, anche se non complete, dell'ISTAT. Quindi guarderei la statistica piuttosto che le impressioni "checché se ne dica". Le condizioni di riposo, per quanto forzato e spesso non gradito, non hanno certo fatto male ai cardiopatici, perlomeno nel breve.
Quanto ad una così certa e soprattuto ampia correlazione tra stess e infarti, anche qui non basta un si dice. Dovrebbe lasciare una iportante traccia statistica nelle regioni con poche vittime da virus ma sottoposte a lockdown peer il tiore della diffusione del contagio. Ma questa correlazione non si vede, e se si vedono variazioni queste sono negative.

E ripeto l'esempio. Se la preoccupazione per un eventuale contagio fosse tale da provocare un evidente e generalizzato aumento degli infarti, buona parte degli abitanti delle città sottoposte a pesanti bombardamenti durante la seconda guerra mondiale sarebbero dovuti rimanere stecchiti per gli infarti. Non pare sia andata così.

Quindi l'account è uno solo e la logica anche.

[jumbo]

Probabilmente c'è gente che con la riduzione di attività fisica è andata in sovrappeso, è diventata diabetica, gli è aumentato il colesterolo ...
Gli stessi cardiopatici, se non sono sulla soglia dell'infarto, sono in genere invitati a fare una moderata attività fisica per evitare quanto sopra.
Sicuri che il lockdown abbia fatto così bene?
Quanto ai bombardamenti, sono passati quasi 80 anni, la popolazione era più giovane e più magra (e quindi meno soggetta a sovrappeso, ipertensione, colesterolo) e comunque non credo che sotto le bombe si siano messi a fare statistiche sugli infarti.

[skeggia65]

S-Bahn, sei tu ad aver tirato in ballo una relazione diretta infarti > stress, per poi metterla in dubbio.
Se si afferma che il minor logorio fisico dovuto alla sosta forzata ha un impatto positivo sui cardiopatici è una cosa (e ha una sua logica).
Se si utilizza il termine generico "stress", che implica sia logorio fisico che psicologico che entrambi, il discorso cambia.
Il mio riposo forzato, con due figli preadolescenti a cui badare, senza il supporto della moglie (che va a lavorare), nonché il fermo della mia attività, le relative preoccupazioni, le preoccupazioni per la mia dipendente che è sicuramente messa peggio di me, la mancanza di valvole di sfogo (la mia nuotatina più o meno quotidiana di un'oretta) mi hanno portato i nervi a fior di pelle come mai li ho avuti (nemmeno durante la lunga discesa nel nulla dell'alzheimer dei miei genitori mi sono sentito così).
Fossi cardiopatico o a rischio esaurimento, ora sarei messo male.

[Trullo]

Ci sono statistiche sul numero di suicidi rispetto alla situazione normale?

[S-Bahn]

Voglio dire semplicemente una cosa. Non sono d'accordo con una visione così fosca della reazione del genere umano davanti alle difficoltà.
I problemi esistono, per carità, ma siamo esseri adattabili per definizione.

[jumbo]

A proposito dell'incremento di decessi in epoca covid
https://www.ilmessaggero.it/salute/focu ... 17640.html

[S-Bahn]

Magari la mettono giù un po' dura sulle prospettive "20 anni di prevenzione bruciati", non credo proprio, quello osservato è il fenomeno nella fase più acuta della durata di un mese. Lascerà qualche strascico su un certo numero di episodi avvenuti in questo periodo e poco dopo, ma non è che si butta via tutto e l'accesso agli ospedali per eventi diversi dal coronavirus è già abbondantemente ripreso.
Ammetto che onestamente non pensavo ad un impatto così forte, e comunque questo rende senpre più debole e farlocca la tesi per cui il coronavirus ha ucciso poco e che la maggior parte sono morti con il coronavirus e non di coronavirus, affermazione che va contro l'evidenza di quello che è successo nei reparti degli ospedali.

[serie1928]

Che le persone siano morte “CON” il virus e non a causa del virus non è una tesi ma una evidenza scientifica, ovvero la mancanza di correlazione causa-effetto. Che si possa morire a causa del virus è soltanto una probabilità statistica, fino a prove scientifiche che lo dimostrino.
Le morti per infarto sono solo la dimostrazione della impreparazione del nostro sistema sanitario ad una tale emergenza, ed anche della pavidità di alcune decisioni: si è deliberatamente scelto di non ponderare chi salvare. Per non voler fare il triage guardando le persone, lo si è fatto ignorandole.

[fra74]

ma smettila una buona volta con queste cazzate. Ci sono i dati istat che dimostrano l'incremento della mortalità C'è uno studio di alcune università scozzesi che stimano lo YPLL (years of potential life lost) dai 3 ai 10 anni a seconda delle comorbidità...

[serie1928]

Pura statistica, puro calcolo delle probabilità. Ma non è certezza scientifica, con evidenza dei nessi causa-effetto.
“Dio non gioca a dadi”, almeno non nel mondo micro- e macroscopico.
Come ebbi modo di scrivere tempo fa citando:”torturando i numeri, confessano ogni cosa”. Quindi evitiamo di torturarli e lasciamoli lì come tali.
Le cazzate sono dette da quelli che dai numeri pensano di aver capito ogni cosa, o che trovano in essi conforto per le proprie credenze, per essere smentiti ogni volta da altri che utilizzano i medesimi numeri per il contrario. Non è scienza.

[serie1928]

[…]C'è uno studio di alcune università scozzesi che stimano lo YPLL (years of potential life lost) dai 3 ai 10 anni a seconda delle comorbidità...

Fonte?