Ferrovie in disuso
Il progetto "Ferrovie abbandonate" nasce da un'iniziativa dell'Associazione Italiana Greenways per conservare la memoria dei tracciati ferroviari non più utilizzati esistenti in Italia.
Infatti, anche nel nostro paese, a partire dagli anni '40-50 lo sviluppo dell'industria automobilistica ha portato alla dismissione di migliaia di chilometri di linee ferroviarie, cui si aggiungono i tratti di linee attive abbandonati in seguito alla realizzazione di varianti di tracciato.
Si tratta di un patrimonio importante, fatto di sedimi continui che si snodano nel territorio e collegano città, borghi e villaggi rurali, di opere d'arte (ponti, viadotti, gallerie), di stazioni e di caselli (spesso di pregevole fattura e collocati in posizioni strategiche), che giacciono per gran parte abbandonati in balia dei vandali o della natura che piano piano se ne riappropria.
Un patrimonio da tutela e salvare nella sua integrità, trasformandolo in percorsi verdi per la riscoperta e la valorizzazione del territorio o ripristinando il servizio ferroviario con connotati diversi e più legati ad una fruizione ambientale e turistica dei luoghi.
Ferrovie minori in Italia"
Quelle che oggi vengono definite ferrovie “minori” sono soprattutto quelle che fin dall’800 ma fino ai primi decenni del secolo scorso, hanno permesso a tante città e territori, non direttamente coinvolti dalla costruzione delle direttrici principali, di non perdere… il treno dello sviluppo che il nuovo mezzo prometteva.
Non va dimenticato che all’inizio non fu lo Stato a finanziare queste costruzioni ma spesso le stesse comunità ed Amministrazioni Locali che quindi nei decenni più recenti, vedendosi togliere treni (e binari), vedevano anche sparire il frutto della volontà e determinazione delle popolazioni di un tempo di potersi servire di un servizio di trasporto fondamentale per l’economia di quelle zone.
Per questo anche nel caso delle tante ferrovie “minori” chiuse (o mai aperte) oppure a rischio di chiusura è necessario ripensarne l’uso o il riuso a favore del territorio che nei secoli scorsi le aveva fortemente volute.
Nel caso di tratti ancora in funzione ma con scarso traffico locale (pensiamo a tante linee piemontesi, venete, appenniniche, dell’Italia meridionale), l’opzione turistica è certamente una delle più fattibili visto che molto spesso si snodano in zone d’Italia tra le più belle e caratteristiche quando non addirittura in Parchi o Riserve Naturali. Per questo è necessario uscire dalla logica, ormai ristretta, che il treno sia solo per pendolari o per treni ad alta velocità. Può quindi benissimo diventare uno strumento fondamentale per un turismo non necessariamente motorizzato, più rispettoso dell’ambiente e, perché no?, più lento.
È quindi auspicabile una più coerente collaborazione tra enti ferroviari, Amministrazioni Locali ed associazioni territoriali perché anche in Italia rimanga tutta la rete ferroviaria minore che continua comunque a rappresentare un patrimonio da non disperdere ma, al contrario, da valorizzare sull’esempio di quanto fatto un po’ in tutta Europa e non solo.
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