by S-Bahn » Wed 19 September 2012; 0:59
L'Isetta, che ha venduto realtivamente poco in Italia, ha salvato la BMW che l'ha prodotta su licenza e venduta molto in Germania.
Tecnicamente e commercialmente apparteneva al settore delle microvetture che hanno avuto un loro spazio nel primi 15 anni che seguirono la secondo guerra mondale.
Il progetto tecnicamente era semplicemente geniale per le soluzioni adottate, minimaliste ma efficaci a partire dalla carreggiata posteriore ridottissima che permetteva di fare a meno del differenziale. La clilindrata era inzialmente di soli 200 cc e crebbe con i vari modelli.
In Germania esistevano prima della guerra due marchi che producevano automobili grosse e costose. Mercedes e BMW. Nella Germaina distrutta del dopoguerra non c'era spazio per due marchi del genere ma a malapena per uno.
Entrambi ci hanno provato e tenendo duro ha resistito Mercedes leggermente piazzata meglio per tradizione e prodotto. BMW insistendo comunque su questa strada era praticamente fallita. Come ultima mossa della disperazione tentarono la strada della produzione su licenza della Isetta, e gli andò bene, cosa che non avvenne per la Iso Rivolta originale.
Uno dei più blasonati marchi dell'industria automobilsitica tedesca e mondiale è stato salvato da una piccola casa italiana.
La 127 "familiare" era una bruttina ma onesta auto da lavor ma non concordo con friedrichstrasse quando dice la che 127 di partenza (il primo modello, quello con la linea di cintura che si alzava sopra il passaruota posteriore) non era graanchè. Oltre a essere stato per anni uno dei modelli più venduti d'Italia e d'Europa era anche una utilitaria moderna e innovativa che ha fatto scuola nella meccanica e nella linea e non era affatto sproporzionata ma era contempraneamente personale e pulita.
La speranza non è la convinzione che qualcosa andrà bene, ma la certezza che quella cosa ha un senso,
indipendentemente da come finirà
Václav Havel