Hallenius wrote:Il regolamento stabilisce che l'elettore debba consegnare la scheda al presidente del seggio, questi deve controllare che la scheda sia stata ripiegata correttamente e che presenti la firma dello scrutatore e il timbro della sezione. Infine il presidente inserirà la scheda nell'urna. L'elettore nel frattempo può tranquillamente controllare che l'operazione venga effettuata con questa sequenza, quindi non c'è alcun rischio di frode.
La ratio è quella di poter essere certi che nell'urna finiscano solo schede legittime e non eventuali copie.
Da presidente di seggio, davanti ad un comportamento come il tuo, sarei tenuto a richiedere l'intervento delle forze di polizia.
Credo ne avessimo già discusso, ma questa mania del controllo e della sfiducia nel cittadino da parte dello stato è la massima stortura democratica e di rapporto tra cittadino e stato. E questo ne è un esempio.
Le copie sono nulle, quindi quale problema sussiste?
Il modo di ripiegare la scheda in maniera che mostri il timbro è tale da rappresentare una sufficiente garanzia di “non riconoscibilità”. E per la verifica non è necessario che il presidente di seggio la prenda in mano e ancor meno di inserirla.
È il presidente di seggio a dover controllare che l’elettore faccia le mosse giuste, e non il cittadino a dover controllare che sia lui a fare quelle giuste. Non è il cittadino a dover delegare un suo preciso diritto e controllare che il delegato faccia bene, è lo stato a doversi fidare che il cittadino usi i suoi diritti in maniera legittima, eventualmente controllando senza interferire.
Il mio diritto di voto è superiore al tuo regolamento, se chiami la polizia il risultato non può essere altro di me che inserisco la scheda, tu che la controlli e forse un verbale da 109€ a me che farò valere i diritti di fronte ad un giudice. Ogni altro esito è una denuncia da parte mia per abuso di potere. La vuoi risolvere pacificamente? Ti faccio vedere la scheda, magari te la consegno pure, ma me la ridai che la inserisco io. L’ultimo controllo spetta a me, sono io che esercito un mio diritto, non tu.